Il punto di partenza della civiltà egiziana risale a un’età remota dell’umanità, in particolare dell’Africa. Nel corso del IV millennio a.C., un cambiamento climatico provocò l’inaridimento delle regioni africane comprese tra il 30° e il 15° parallelo nord, determinando la fine della fase neolitica detta del "Sahara verde". Gruppi umani, provenienti dall’est, dall’ovest e dal sud ed appartenenti ad etnie diverse, si riversarono allora nella piana alluvionale del Nilo e negli uadi laterali, dove le zone di depressione, come il Faiyum, trattenevano le acque dell’inondazione periodica del fiume. Qui si affermò stabilmente una grande cultura che, dal sito del più importante ritrovamento, viene detta Naqada. La struttura sociale appare fortemente gerarchizzata, con la presenza di una classe elitaria e di un capo. Sotto l’autorità dell’agglomerato più importante, che impose sugli altri anche la propria divinità protettrice (il totem), queste prime comunità costituirono probabilmente piccole unità politiche, alle quali possono, forse, essere fatti risalire le circoscrizioni amministrative (nomoi) del periodo storico. L’autorità di un capo che prelude alla figura del re si andò sempre più affermando, mentre la complessità della struttura sociale è testimoniata dalla diversificazione sempre più marcata delle sepolture, vere e proprie tombe con sovrastrutture e decorazioni interne.